martedì 27 ottobre 2009
Divieto generale di discriminazione in base alla nazionalità
- considerare caso per caso la singola normativa statale nella sua applicazione e nei suoi effetti giuridici per stabilire le conseguenze che possono derivare dalla sua applicazione (giudizio preliminare di valutazione della fattispecie)
- considerare il tertium comparationis, ossia la fattispecie diversa da quella sospettata di essere discriminatoria, in relazione alla quale potrebbe configurarsi la discriminazione (giudizio di comparabilità della fattispecie) → si ricercano le ragioni che hanno spinto il legislatore a dettare una disciplina diversa per determinate fattispecie
in caso di esito positivo del giudizio di comparabilità occorre considerare la disparità di trattamento introdotta dal legislatore nazionale ostacoli un obiettivo comunitario. Si effettua un giudizio tra due normative configgenti: quella statale e comunitaria. (giudizio di comparabilità delle norme discriminanti con le norme comunitarie)
- L’ultima fase è volta ad accertare, una volta acclarata che la disparità di trattamento non è comparabile con il diritto comunitario, se ci possono essere delle valide e ragionevoli cause per differenziare il regime giuridico del legislatore statale (cause di giustificazione della disparità di trattamento)
Se in questa fase si riveli giustificata la disparità di trattamento può definirsi (non una discriminazione vietata) una disparità di trattamento non discriminatoria. Questa è un’applicazione particolare del principio di proporzionalità, in quanto se c’è una disparità di trattamento in ragione di particolare interessi dello stato che possono giustificare la disciplina normativa, l’interprete deve effettuare un giudizio di bilanciamento degli interessi contrapposti. In dottrina si parla anche di giudizio di ragionevolezza per esprimere l’ampia discrezionalità di cui gode l’interprete nella valutazione degli interessi contrapposti.
Si potrebbe affermare che a prevalere debba essere sempre l’interesse comunitario in virtù del principio generale del primato del diritto comunitario sul diritto statale ma non è così poiché si tratta di valutare se nel singolo caso concreto debba prevalere la realizzazione di un obiettivo comunitario ostacolato dalla discriminazione.
Secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia le discriminazioni vietate sono anche quelle potenziali che potrebbero insorgere in futuro a causa dell’esistenza di una determinata normativa.
Gli obiettivi generali dell'Unione Europea
• Obiettivi economici generali, mercato comune ed unione economica e monetaria, sviluppo economico, contrastare la crescita dell’inflazione, favorire la concorrenza, convergenza dei sistemi economici e fissare un alto livello di occupazione in tutta l’unione.
• Obiettivi economici particolari, ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri in tutte le materie di competenza concorrente o dettare norme comuni nelle materie di competenza esclusiva comunitaria (creare uno spazio comune di libero scambio eliminando dazi doganali e restrizioni o tasse.
• Obiettivi sociali, favorire un ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri nelle materie di competenza concorrente, favorire pari opportunità tra uomini e donne, favorire la coesione sociale e la solidarietà, migliorare il tenore di vita delle persone.
• Obiettivi di cooperazione, favorire la cooperazione degli stati membri con gli stati terzi in materia economica e commerciale, favorire l’associazione con i paesi d’oltremare, favorire la cooperazione tra gli stati membri in materia di politica estera, sicurezza interna e difesa e amministrazione della giustizia.
• Garanzia delle quattro libertà fondamentali
Garantire e favorire il rispetto all’interno del territorio della libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali sopprimendo tutti gli ostacoli e le misure discriminatorie.
lunedì 26 ottobre 2009
Il principio generale di proporzionalità (necessity clause)
Il principio generale di sussidiarietà
Il metodo generale del Global Approch
Il principio della separazione dei poteri
La potestà legislativa → esercitata dal Consiglio (ma in alcuni casi può essere esercitata anche dalla Commissione o dal Parlamento) (coodecisione legislativa)
La potestà amministrativa → compete alla Commissione europea ma per alcune attribuzioni anche ai Comitati o Commissioni appositamente istituite.
La potestà giurisdizionale → o di controllo sull’operato degli altri organi è esercitata dalla Corte di Giustizia e dal Tribunale, ma per alcune attribuzioni anche dalla Corte dei Conti, dal Parlamento e perfino dalla Commissione.
Il principio generale di attribuzione
Tal testo del Trattato UE si può desumere il seguente scenario istituzionale:
• Le 3 funzioni fondamentali a cui si rivolge l’azione dell’Unione europea → attribuzioni comunitarie esercitate in via esclusiva dagli organi comunitari:
- assicurare il corretto funzionamento del mercato comune e in particolare dell’Unione economica e monetaria (UEM) esecutiva dal 1992 e rafforzata con l’introduzione dell’euro dal 1999;
- garantire nel mercato comune lo svolgimento delle relazioni economiche basate sulla libera e giusta concorrenza tra i diversi operatori economici (principio del libero mercato) e contrastare tutte le pratiche volte ad alterare la giusta concorrenza (pratiche abusive di concorrenza sleale)
- tutelare la libera circolazione e stabilimento nel territorio comunitario delle persone, merci, dei servizi e dei capitali (4 libertà fondamentali dell’Unione)
• ci sono dei settori strategici riservata alla competenza degli organi comunitari (agricoltura, trasporti, rete transazionale, politica commerciale, politica monetaria e valutaria, cooperazione commerciale con i paesi d’oltre mare.
• La maggior parte delle materie devolute all’UE rientrano solo in parte nelle attribuzioni degli organi comunitari poiché in tali materie la competenza dell’Unione concorre con quella degli Stati. (materie di competenza concorrente: politica economica, protezione dei consumatori, energia, turismo, lavoro, immigrazione, protezione civile, sanità, sviluppo…)
• Ci sono una serie di compiti devoluti agli organi comunitari che non sono attribuzioni istituzionali ma poteri di promozione alla cooperazione fra gli stati membri. E sono 4 settori di attività: promozione della politica estera comune degli stati membri verso stati terzi, difesa esterna dell’UE, promozione della cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni degli Stati membri.
I principi generali del diritto tributario comunitario
Il diritto tributario comunitario si ispira a diversi principi generali che ne costituiscono il nucleo fondamentale, desunti dall’impianto normativo del diritto comunitario.
Mentre nel diritto tributario internazionale quelli che sono definiti “principi generali del diritto tributario internazionale” acquistano un’autonomia giuridica nel sistema delle fonti di tale branca del diritto, invece “i principi generali del diritto tributario comunitario” non sono un’autonoma fonte del diritto comunitario diversa dalle altre, ma essendo contenute nel Trattato UE acquistano la stessa efficacia del trattato istitutivo collocandosi al vertice delle fonti del diritto comunitario. (principi o norme di rango costituzionale).
Struttura organizzativa dell’UE e delle attribuzioni funzionali degli organi comunitari → gli organi comunitari che potenzialmente possono intervenire in materia tributaria sono tre: il Consiglio, la Commissione e la Corte di Giustizia. Nessuno di essi ha potestà tributarie e neppure esistono organi istituzionali dell’UE in grado di esercitare poteri assimilabili a quelli degli stati membri. (se non in occasioni di conferenze internazionali).
Poteri degli organi comunitari → semplici attribuzioni conferite all’organizzazione internazionale che essi rappresentano per volontà degli stati che vi aderiscono ed in funzione degli scopi perseguiti dall’organizzazione internazionale. (poteri derivanti o attribuiti per volontà degli stati).
Devoluzione dei poteri autoritativi agli organi comunitari → corrispondente limitazione dei poteri sovrani degli stati (c.d. autolimitazione di sovranità) giustificata alla natura delle organizz internaz che non si pongono in contrasto con i fini istituzionali dei singoli stati. Tale autolimitazione di sovranità si estrinseca sia in comportamenti passivi degli stati che consentono il libero esercizio dei poteri devoluti agli organi comunitari (acquiescenza) e sia in comportamenti positivi degli stati finalizzati a dare attuazione agli obblighi comunitari o collaborazione in vista di obiettivi comunitari (cooperazione). La legittimazione dei poteri autoritativi riconosciuti agli organi dell’UE è relativa all’investitura manifestata dagli stati e non ci sarebbe bisogno di una investitura popolare se non fosse per la lontananza degli organi comunitari dalle singole collettività popolari (diffidenza del popolo verso l’esercizio dei poteri autoritativi da parte di organi scelti direttamente su base popolare). Per tale motivo anche l’ordinamento comunitario ha dovuto riconoscere il principio generale di democraticità come fondamento ultimo ed originario della propria legittimità→ esso trova espressione nell’elezione a suffragio universale dei componenti del Parlamento europeo, organo supremo dell’UE con potere amministrativo e normativo degli altri organi comunitari non eletti a suffragio universale ma designati dai Governi degli stati membri.
venerdì 6 febbraio 2009
Analisi Econometrica sulle morti per tumori
Analisi Econometrica sulle morti per tumori (2)
Da ciò si evince che non c’è una definita causa del continuo proliferare delle forme tumorali in Italia, bensì si presenta come un mix di cause che crea non pochi danni sul territorio nazionale.
Per tale motivo ho deciso di effettuare un’analisi statistica che prendesse in considerazione il numero dei morti per tumori sul territorio italiano e paragonarlo con altri indici relativi a quelli che, secondo il mio avviso, possono sintetizzare in miglior modo le cause di tale fenomeno distruttivo.
Anlisi Econometrica sulle morti per tumore (3)
3.1 La mortalità per tumore
La prima variabile che ho preso in considerazione, nonché quella attorno a cui si incentra l’analisi statistica è il numero di decessi per tumore. A tale scopo ho raccolto dei dati[1] riguardanti la popolazione residente e il numero dei decessi per tumore per ogni regione italiana e per paragonare i dati di ogni regione ho analizzato un coefficiente di mortalità per ogni diecimila abitanti: Morti per causa tumore/( Popolazione/10000). Si possono analizzare i dati ottenuti nella tabella seguente.
[1] Fonte Istat: banca dati del 2003.
Mentre nel meridione le stime relative alla mortalità sono notevolmente inferiori: Campania (37.9), Basilicata (36.6), Puglia (37.7), Sicilia (36.8), ecc…
Ciò avvalora la tesi iniziale e ci esorta a proseguire nell’analisi statistica in modo tale da far emergere le cause di queste anomalie geografiche.
In tale capitolo viene fatto riferimento ai dati regionali per rendere più evidente l’analisi dei valori. Successivamente, nel capitolo della regressione statistica, si prederanno in considerazione i dati su base provinciale, visionabili nelle tabelle riportate alla fine di tale lavoro, per rendere più precisa e specifica l’analisi statistica.
3.2 Reddito pro-capite
La seconda variabile presa in considerazione è il reddito pro-capite per ogni regione italiana. La scelta di tale variabile deriva da un’analisi pubblicata dal Corriere della sera[1], secondo cui i morti per tumore sono maggiori in regioni e paesi sviluppati che nelle zone in via di sviluppo. Ciò deriva dalla conseguenza che l’elevato tenore di vita può comportare eccessi sia nell’alimentazione sia nell’abuso di qualsiasi altro tipo di bene: alcool, sigarette, beni di lusso nocivi alla salute, ecc… oltre alle strutture meno adatte alla diagnosi e cura delle forme tumorali.
[1] Corriere della sera, 19 dicembre 2007.
Da una prima analisi si nota una certa analogia di dati tra il reddito delle regioni più sviluppate, poste nel Nord d’Italia, e il numero di decessi.
Come nel paragrafo precedente nel settentrione abbiamo un reddito medio che supera la media nazionale, pari a circa 19300€: Lombardia (22800), Trentino Alto Adige (26511), Veneto (22457), Friuli Venezia Giulia (22946), ecc… Mentre nel meridione i redditi sono di gran lunga inferiore: Puglia (13427), Calabria (12763), Sicilia (13647), Campania (13752), ecc…
3.3 Numero di anziani
Un’altra variabile presa in considerazione nell’analisi statistica è il numero di over-65 presenti all’interno del territorio preso in considerazione. Tale decisione deriva da una particolare propensione della popolazione anziana a contrarre malattie tumorali derivante dalle scarse difese immunitarie presenti nell’organismo e dall’accumularsi dei danni genetici con il passare degli anni.
Secondo un’analisi del Corriere della Sera fra gli anziani i tumori sono dieci volte più diffusi che nel resto della popolazione[1]. Pertanto come per la variabile della mortalità, ho considerato un indice oggettivo, indipendente dalla popolazione presente nella regione, cioè il numero di over-65 presenti ogni dieci mila abitanti: N. Over-65/(Popolazione/10000).
[1] Corriere della Sera, 9 maggio 2006.
L’ultima variabile presa in analisi è la radioattività proveniente dalle scorie residue ancora presenti sul territorio nazionale derivante dalla produzione di energia nucleare.
Nonostante le centrali nucleari in Italia sono chiuse dal referendum del 1987, sono ancora presenti sul territorio nazionale 53 mila metri cubi di rifiuti nucleari, quanto un intero palazzo sessanta piani. In realtà le centrali, più che chiuse, sono in stato di “custodia protettiva passiva” preservando, ancora, al loro interno materiale radioattivo. Gli effetti delle radiazioni sulla materia vivente sono prodotti attraverso lo stesso meccanismo della ionizzazione per la materia inanimata. I danni più gravi si hanno quando le radiazioni ionizzanti colpiscono la molecola di DNA, presente nel nucleo di ogni cellula. L’entità dei danni dipende, in primo luogo, dalla dose di radiazione; in secondo luogo, dall’organo colpito, che può essere vitale o non vitale ed infine dal tipo di danno cellulare: una cellula colpita può essere distrutta completamente, oppure può essere alterata senza essere distrutta; in quest’ultimo caso c’è la possibilità che si attivi il processo di proliferazione anomala che sta all’origine della carcinogenesi o di qualsiasi altra forma tumorale.
Il capitolo successivo è dedicato interamente all’analisi nucleare poiché non è una variabili statisticamente oggettiva come le precedenti ma ha bisogno di alcune analisi matematiche per la sua considerazione.
Analisi Econometrica sulle morti per tumore (4)
Le centrali nucleari che sono presenti sul territorio nazionale sono:
§ Caorso, (10)[1] vicino Piacenza, la più grande d’Italia. Fu spenta con il referendum del 1987, al suo interno ospita ancora tutto il materiale radioattivo (1880 di rifiuti radioattivi e 187t di combustibile irraggiato);
§ Garigliano, (10) in provincia di Caserta, chiusa dal 1978 quando un guasto ad un generatore di vapore non ne ha permesso più la riapertura poiché non più economicamente conveniente. Parte delle scorie sono state trasferite in Inghilterra (alla quale l’Italia tuttora continua a pagare un affitto per il loro deposito), altre sono state seppellite sotto terra in buste di plastica inconsciamente durante gli anni sessanta, creando un danno irreparabile alla flora e alla fauna locale; le rimanenti sono ancora presenti all’interno della centrale (2500 di scorie radioattive);
§ Trino, (7) in provincia di Vercelli, che ha funzionato solamente per tredici anni e ferma i restanti anni per le manutenzioni straordinarie. Essa presenta al suo interno ancora tutto il suo cuore radioattivo (780 di scorie radioattive e 15t di combustibile irraggiato);
§ Latina, (7) nel Lazio, fu la prima ad entrare in funzione nel 1962, con un reattore basato su una tecnologia a gas grafite e alimentato con un combustibile a uranio naturale. Tuttora ospita al suo interno 90 di scorie radioattive.
Nel restante territorio nazionale sono presenti depositi di scorie radioattive:
§ Saluggia, (7) in provincia di Vercelli;
§ Casaccia, (7) in provincia di Roma;
§ Guanzate, (5) in provincia di Como;
§ Udine, (5);
§ Forlì, (5);
§ Taranto, (5);
§ Termoli, (5) in provincia di Campobasso;
I prime due sono più critici dei restanti poiché contengono materiali radioattivi definiti di terza categoria, i più pericolosi da stoccare (necessitando centinaia di migliaia di anni); i restanti sono tutti depositi di seconda categoria, cioè generalmente di origine ospedaliera, meno pericolosi e con un tempo di decadenza radioattiva di poche centinaia di anni.
E infine ci sono dei reattori nucleari destinati ad attività di ricerca militare e civile:
§ Legnaro, (6) in provincia di Padova;
§ Ispra, (7) provincia di Varese;
§ Voghera, (5) provincia di Pavia;
§ Montecuccolino, (6) in provincia di Bologna;
§ Pisa, (5);
§ Palermo (5).
[1] Coefficiente di radioattività creato in base ai metri cubi di materiale radioattivo e combustibile irraggiato presente all’interno della centrale.
Analisi Econometrica sulle morti per tumore (5)
La distanza dal sito radioattivo ha come denominatore 400 km come massima distanza possibile sul territorio italiano, e come massima distanza in cui possono svanire gli effetti della radioattività.
Un esempio può rendere più comprensibile la formula citata: consideriamo per tale analisi la prima provincia in elenco, Agrigento. Essa ha una distanza minima di 49,5 Km dal sito radioattivo più vicino: il reattore di Palermo, che ha un indice di radioattività di 5. Con la formula sopracitata il Coefficiente di Radioattività sarà: (1-49.5/400)*5= 4.38. Ciò significa che, nonostante la provincia di Agrigento non presenti sul suo territorio alcun tipo di materiale derivante dalla fissione nucleare, è contaminata dalla presenza di un reattore distante circa 50 Km dai suoi confini.
Nel secondo set di dati, invece, ho riportato le centrali, depositi o reattori presenti in ogni provincia moltiplicandoli per il loro indice di radioattività in modo tale da avere il coefficiente di radioattività presente all’interno dell’intera provincia.
Attraverso quest’ultimo e il coefficiente di radioattività trovato precedentemente ho generato un coefficiente totale di radioattività presente in ogni provincia e relativo alla presenza o meno di depositi radioattivi all’interno del territorio considerato più un coefficiente di radioattività derivante dalla distanza con il sito radioattivo più vicino. (Vedi Tavola 6).
Cito un esempio in relazione alla provincia di Vercelli, la quale ospita sul proprio territorio la centrale nucleare di Trino e un deposito di scorie radioattive entrambi con indice di radioattività pari a 7, oltre ciò essa dista solamente 82 Km dal reattore di Voghera, in provincia di Pavia. Per tale provincia indicare solamente un indice era approssimativo, pertanto al valore di entrambi i siti è stato aggiunto un coefficiente di radioattività, trovato con la formula relativa alla distanza indicata precedentemente, pari a 3.97. In tal modo tale provincia presenta un coefficiente totale pari a 17.97. Analizzando i dati della mortalità in tale provincia ho constatato che il suo indice di mortalità per decessi tumorali è pari a 52.4, ben oltre la media nazionale di 46. I dati ci inducono a procedere con un’analisi di regressione per captare le reali cause della mortalità per tumore.
[1] Vedi Tavola 4
Analisi Econometrica sulle morti per tumore (6)
L’obiettivo del presente lavoro è quello di sviluppare un modello econometrico che mi conduca a stimare la relazione intercorrente tra il numero di decessi per causa tumore, il reddito pro-capite, il numero di anziani e il dislocamento di materiale radioattivo sul territorio italiano. I dati che utilizzerò sono in parte riportati dalle banche dati Istat relative all’anno 2003 e in parte da me generati secondo una relazione riportata nel paragrafo precedente, sempre sulla base di dati statistici.
Il modello econometrico sviluppato è una regressione lineare multipla, la quale mi ha permesso di stimare l’effetto sulla variabile dipendente Y di un variazione di tre variabili indipendenti X1, X2 e X3 .
Pertanto a tali variabili ho associato:
Y N° di decessi per causa tumore su diecimila abitanti [Morti]
X1 Reddito pro-capite [Reddito]
X2 N° di over-65 su diecimila abitanti [Anziani]
X3 Coefficiente totale di radioattività derivante dalla
presenza sul territorio di centrali, depositi o reattori
più l’indice di radioattività in base alla distanza [Coeff. Totale]
Per effettuare la stima OLS dei coefficienti B1,B2 ,B3 ,B4 , degli errori e della bontà della regressione mi sono servito del pacchetto Stata/SE 10.0.
Per una più attenta analisi consideriamo il test t per la verifica delle ipotesi; in tal modo il valore della statistica t ci permetterà di rifiutare o meno l’ipotesi nulla. Pertanto, nell’analisi della regressione notiamo che il valore più consistente del test t è associato al numero di anziani presenti nella zona considerata, riportando un valore pari a 11.22. Anche il reddito ci permetterà di rifiutare l’ipotesi nulla poiché la statistica t è pari a 4.58; la stessa cosa non vale per la presenza di materiale radioattivo sul territorio italiano, che con un valore di 1.11 ci porterebbe a non rifiutare l’ipotesi nulla ad un livello minimo di 1.96. Può essere d’aiuto scomporre gli effetti di tale regressione in differenti analisi regressive combinando le variabili osservate precedentemente
Analisi Econometrica sulle morti per tumore (7)
Per avere una panoramica globale dell’effetto che hanno le variabili riportate sulla mortalità per causa tumore, ho ritenuto opportuno impostare varie regressioni statistiche, per poter osservare come al variare delle variabili cambia l’output della regressione. Quindi, oltre le variabili citate nel capitolo precedente ho inserito due nuove variabili: “distanza” e “centrali”. Non sono delle vere e proprie “nuove” variabili poiché da queste ultime è stata originata la variabile considerata nel capitolo precedente “Coeff. Totale”. Ho ritenuto opportuno, pertanto, considerare sia la variabile riassuntiva che le due originarie separatamente.
Nella seguente tabella sono state riportate le regressioni più significative per una maggior comprensione dell’output finale.
Per la prima analisi ho considerato le due variabili principali degli effetti della radioattività per constatare come la presenza di centrali nucleari, depositi o reattori nella provincia e la distanza più vicina alla provincia adiacente possono influire sulla mortalità[1].
Da tale analisi si evince chiaramente, rilevando l’entità dell’ =0.1692, che tale variabili non spiegano bene la variabilità della variabile dipendente. Valutando i coefficienti della regressione certamente la distanza ha un segno negativo poiché essa è inversamente proporzionale all’impatto della radioattività sulla mortalità per tumore in quanto all’aumentare della distanza diminuisce l’effetto della radioattività sull’uomo.
La presenza delle centrali nella regione ha certamente una relazione con l’output ma non influisce in gran parte su di esso, lo dimostra la statistica t molto prossima allo zero.
6.2 Seconda regressione
Nella seconda analisi ho utilizzato come variabile indipendente il coefficiente totale derivante dalle due variabili elencate precedentemente, per avere un effetto reale in ogni provincia, poiché considerare due variabili separatamente potrebbe essere riduttivo.
Dall’output di tale regressione si constata che l’effetto della presenza di materiale radioattivo sul territorio italiano non è particolarmente rilevante per la determinazione dell’effetto sulla variabile dipendente. Essa in effetti presenta un poco superiore a quello evidenziato precedentemente, non esplicitando, quindi, una particolare dipendenza con la mortalità. Tale analisi aveva lo scopo di verificare se la sintesi delle variabili precedenti in un’unica variabile poteva eliminare eventuali effetti discorsivi derivanti da un’analisi separata delle due. Ma si è potuto constatare non è questa la ragione che ci porta a non accettare, come particolarmente affidabili, tale variabili come esplicative della mortalità per tumore.
6.3 Terza regressione
In tale analisi ho voluto analizzare, come nella principale regressione, tutte le variabili prese in considerazione, ma ho sostituito la variabile riassuntiva del coefficiente totale con le due generatrici, per verificare se la sintesi in un’unica variabile avesse creato delle distorsioni nell’output.
Dalla regressione non si evincono particolari differenze con la principale regressione, sinonimo di una buona sintesi in un’unica variabile ma anche di una non ottima dipendenza della variabile dipendente dalle due variabili (distanza e centrali). Analizzando la statistica t delle quattro variabili notiamo un leggero ridimensionamento per le variabili “reddito” e “anziani” a favore delle restanti variabili, ma certamente non così sostanziale da poter modificare il giudizio finale.
6.4 Quarta regressione
In tale regressione ho ritenuto opportuno analizzare gli effetti della radioattività, calcolata con un unico coefficiente, con la variabile del reddito, per constatare ulteriori effetti dell’accostamento delle variabili prese in considerazione.
Da tale analisi si evince una dipendenza elevata dal reddito, evidenziando un valore della statistica t ben elevato. Contrariamente il valore della statistica t, per la variabile del coefficiente totale, ci porterebbe a non rifiutare un’ipotesi nulla.
6.5 Quinta regressione
Nell’ultima analisi ho considerato quanto può modificare l’output l’analisi del coefficiente totale accostato alla variabile “anziani”, quindi quanto la presenza della radioattività e del numero di anziani sul territorio italiano influenzano l’output della regressione.
Da tale regressione finale possiamo confermare le risultanze derivanti dalla prima regressione: certamente il coefficiente di radioattività in tale analisi ha il valore della statistica t più elevato ma certamente la stessa statistica per il numero di anziani ha molta più rilevanza. Tale analisi, dalla rilevanza dell’ , è certamente la più significativa dopo l’analisi principale. Pertanto tali variabili riescono a spiegare gran parte dell’output della regressione totale e evidenziando la relativa importanza che ha la presenza degli anziani in ogni provincia come determinante della mortalità per tumore.
6.5 Sintesi regressioni
Al termine di tale lavoro ho ritenuto opportuno sintetizzare i dati ottenuti nelle precedenti regressioni in un'unica tabella utilizzando, dopo ogni regressione, i seguenti comandi di Stata:
estimates store first
estimates store second
estimates store third
estimates store fourth
estimates store fifth
ed infine racchiudendo i precedenti comandi in una tabella attraverso :
estimates table first second third fourth fifth
La tabella così ricavata è osservabile alla fine di tale lavoro nell’appendice 2.
[1] I risultati della regressione, come per le successive, sono stati elencati e sintetizzati alla fine di tale lavoro nell’appendice 1.
Analisi Econometrica sulle morti per tumore (8)
Dall’analisi effettuata si nota che le tre variabili (numero di anziani, reddito pro-capite e coefficiente di radioattività) concorrono congiuntamente all’esplicazione dell’output finale.
La variabile di maggior significatività è il numero di persone anziani presenti nella zona selezionata, confermando quando affermato nell’analisi pubblicata del Corriere della sera. L’anzianità comporta un’alta esposizione allo sviluppo delle malattie tumorali, poiché i danni genetici tendono a proliferare nel corso degli anni. Non resta trascurabile, d’altro canto, la considerazione del tenore di vita degli individui, essendo anch’essa una variabile influente nella considerazione dell’output finale. Tale risultato è generato dall’eccessivo utilizzo di beni alimentari, sigarette, alcool, ecc.. e dal proliferare delle zone industriali in province ad alta densità di popolazione, il cui reddito è sicuramente maggiore rispetto alle zone rurali.
Terza variabile considerata è il coefficiente di radioattività presente per ogni provincia presa in analisi. Analogicamente alle prime due variabili essa concorre alla determinazione dell’output, ma facilmente non rifiuteremo l’ipotesi nulla determinata dai test statistici su menzionati. La complessità della sua determinazione di certo non può essere d’aiuto, in quanto potrebbe essere distorta dal calcolo effettuato per la sua esplicazione, non essendo un dato oggettivamente osservabile. Inoltre l’output dell’ analisi di tale variabile potrebbe derivare da una moltitudine di variabili che solamente attraverso uno studio specifico si potrebbe considerare come certo. Basti pensare che la variabilità deriva da un mix di elementi ulteriori quali lo spostamento dei venti, l’emigrazione, la sicurezza di ogni sito radioattivo, lo smistamento delle scorie radioattive, ecc…
Lo studio specifico della variabile osservata, potrebbe essere oggetto di un successivo lavoro, che consideri nella sua determinazione ogni sua caratteristica peculiare.
Analisi Econometrica sulle morti per tumore (9)
Seconda regressione
Terza regressione
Quinta regressione